“x Novembre” (di Ludovica Lanini)

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L’elica che vortica

è la Celere dal cielo

(Che insiste sulle teste)

Che monitora a ronzio penetrando sottopelle gli sciami di sciopero di metà novembre

‘Gli elicotteri dannati, l’emicrania è colpa loro.’

‘Celerino è..’ : dall’alto continuo a fiato pesante affannoso sul collo,

il controllo.

 

L’elica che vortica, è la Celere dal cielo.

Lei sta di là in bagno, a carezzarsi le gambe di paraffina,

ad avvolgersi intingersi

di idrocarburi solidi

perché la coscia sia liscia,

sia morbida al morso,

ma è il petrolio che l’avvolge,

le sorride, lei sorride,

mentre le blatte più nere si riproducono nell’ombra,

mentre il cielo riecheggia dell’elica continua.

 

Il polpaccio lo palpa cosparso di crema:

sa di buono, sprizza pesca,

emana fresco di fiero silicone.

Tanto il petrolio lo risucchia la pelle,

a lui piacerà, “ma quel fumo da lontano…”

Poco tempo, oramai, per acconciare i capelli:

si appresta a bruciarli di ferro rovente

mentre il fuoco brucia altrove

a fare opache carrozzerie fiammanti

a sfilacciare nelle fiamme le anatomie

di chilometri accumulati

mentre i cavalli sfumano

e le ossa si avviano a marcire.

L’elica che vortica, è la Celere dal cielo, che controlla

che il ventre resti colmo,

ma i resti organici gridano da terra

e l’inguine liscio può farsi soddisfatto.

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