Trascino ricci in volto
sul lato opposto al cristallino
per accecare questo cielo
di nuvole bastarde
abortite tra campane e felicitazioni
e bastarsi a sé, come sempre,
come si può, come sembra,
ma non è premura
se s’impaura il talento,
se si affaccia lento
il fiume al gorgo
e vorrebbe sparire
e poi camminare solo, con calma,
con sguardo flesso,
con occhi secchi e provinciali
a battezzare solidificazioni
così disposte a cavitare rumore
per scendere di tensione,
evaporando.