ventiduedodiciquindici

Qui nella notte lunga
neppure un fremito di ghiaccio
né una luna algida
a dire che oltre la porta degli dei
troveremo le ginocchia di un inverno
a dondolarci
fuori dalle braccia tiepide
dalle mani nascoste nella nebbia
di questo autunno che strozza

[al vento diaccio di tramontana
il forno profuma mentre accarezzi
melanconie alla finestra
e ogni stanza, ogni letto si fa cuccia
per incollare i fianchi sotto la coperta]

È lì nel freddo che ho la casa più calda
una casa che raccoglie l’intimo
squadernarsi dei piaceri

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