Delle sognanti divagazioni
il piano sensoriale deviato e confuso .
Quel salmastro sulla lingua,
patina crescente di dolore rattrappito
ed il farfugliamento vano,
vano come l’ultima spiaggia del sentimento
L’ecchimosi folle sopra il petto,
una striscia nera senza fine. Mio dio perché?
Perché quella certezza rubata alle tortore
si infrange sulle terre di nessuno, perché?
Chi fui, ormai non ha anima alcuna
E lascio qui solo l’eccedenza di me
Un barbiglio di lanugine priva di significato
priva di orientamento, financo priva di sé
Lascio qui: la mia umanità,
lo scivolare silenzioso davanti all’entrata
della porta che mi fu pazzia
ed il mostruoso venir meno a quella serratura
che tanto mi fu bellezza e verità
In quella casa ormai perduta, lontana
Stipiti socchiudono il loro significato
Come mai prima d’ora
la loro parola cigolò
fumo per uccidere