Ponte Poesia | Nadia Lisanti / “69 POESIE E 7 PECCATI”

Questa rubrica nasce con l’intento di provare a essere un trattino d’unione tra i poeti contemporanei e chi la Poesia l’ha sempre guardata da lontano o frequentata solo sui libri di scuola. Senza la pretesa di fare critica letteraria andremo insieme a incontrare chi con i versi scava nel sentire di questo tempo complicato. Uno spazio per i “non addetti ai lavori”, per i curiosi, per i viaggiatori, dove scoprire quali creature bizzarre, sono i poeti. 

“Ho chiesto in giro: – Che fine ha fatto l’eros? –

Qualcuno dice si sia smarrito alla velocità di un’app, è forse in un
cantante che scrive testi che non mi piacciono ed è brutto come il
diavolo, alberga ancora tra le attese,
senza pretesa di rivedersi,
dietro il rischio di un contagio”

Partiamo dal presupposto che la poesia erotica sia, a mio avviso, uno dei grovigli più complicati da decifrare. Soprattutto se a scriverla è una donna. Sono labili i confini tra pornografia e eros. Più scivolosi ancora quelli tra una rivendicazione politica della sessualità femminile, alienata culturalmente da secoli da una società patriarcale e l’esigenza genuina di riappropriarsi del corpo fisico e le sue voglie, le sue esigenze. Il corpo di una donna e il suo diritto al piacere, attraverso vari stadi di coscienza e soprattutto con la libertà di tenersi fuori dalla sfera sentimentale, per dedicarsi a quella erotica. L’autrice riesce in entrambi gli intenti e più di una volta i testi mi hanno fatto pensare a una Saffo moderna, per l’energia della passione unita a un’eleganza del lessico che era propria dell’antica poetessa greca. Non era forse lei che affermava quanto la passione avesse in sé una forza indipendente dal veicolo o dal recipiente? Nel libro di Nadia Lisanti,  ho trovato una ricerca del piacere e del godimento, attraverso l’esplorazione profonda dell’identità fisica, che ritorna prepotente a pretendere attenzione ad ogni verso:

Sono in te,/ in lei,/ in Lui,/ come non fosse domani” e ancora “mi hai lasciata godere,/ sulla soglia di un boato,/ in bilico/ alla parete,/ senza fiato, “

Eppure c’è altro. La cosa che davvero mi ha colpita è l’assoluta apparente facilità con la quale Nadia si racconta, ogni volta in veste diversa, senza paura del giudizio altrui.  A ben leggere, invece, temi delicati sono trattati in questa raccolta, tabù che vanno dalla masturbazione femminile, alla condanna di paradigmi cattolici e maschilisti ( non maschili, attenzione).

“sei la provocazione di dio,/ sette peccati in fila per un’ostia,/ non valgono tutte le nostre confessioni”

Si prende in giro il pregiudizio in questi testi e, allo stesso tempo, si evidenzia una profonda capacità di disegnare il proprio desiderio femminino, vestendolo come meglio si crede, anche con un linguaggio che non è interessato (non solo) a provocare, quanto a suonare come un infinito gioco erotico, dove finalmente i ruoli si scambiano di continuo. Si sdoganano parole che di solito vengono usate per offendere una donna, invece l’autrice se ne appropria, liberandole così dal marchio scarlatto, facendole diventare armi spuntate.

“una zoccola,/ assetata d’inguine,/ mentre ci spogliamo” e ancora “Mi chiamano puttana, / mentre elargisco piaceri,/ non chiedo soldi,/ non rubo mestieri”

Ben venga dunque l’opera di Nadia Lisanti, arrivata alla sua terza edizione, in uscita tra poco. Ben venga soprattutto in un tempo (oggi, sta succedendo oggi) dove ci hanno rubato la libertà del corpo e il contatto, il bacio, l’abbraccio. Il sesso, dopo essere stato conquistato libero, ha subito, già dagli anni novanta, una demonizzazione che ha fatto tornare indietro di mille anni la percezione del piacere, soprattutto per le donne, da sempre condannate ad abbinarlo ai sentimenti, perché “una donna che scopa senza essere innamorata, non può essere chiamata che puttana”. Scardiniamole queste serrature, anche se è molto triste ce ne sia ancora bisogno. 

 

*

Un azzardo la mia mano tra le gambe
la perfetta indecisione
mentre mi possiedo
tu sei l’uomo con cui rinasco vergine
ad ogni peccato:
Potessi rimanere fedele al tuo dito,
sarei la sposa da sposare ancora.

*

Negli addii viaggia il desiderio irresistibile,
scoppiano mille baci,
sei secoli di cupidigia,
la volontà di compiersi sul pavimento,
irrinunciabili ci offriamo alla goduria,
ultimo slancio di ogni premura.

Vorrei abbandonare per sempre un uomo
ogni giorno della mia vita.

*

Aspetta di essere socchiuso
come altare in una cappella
e in quest’attesa
mitologica
schizzano le mie voglie:
ad ogni nuovo incontro mi meraviglio,
lo voglio.

*

Ogni nomignolo, sospiro, bacio,
goccia o lampo;
scrive scene in ogni dove,
e poi mi lascia attendere nuovi abbandoni,
mentre fuori cola
la regina dei miei sogni,
segue il passo dei giganti
se ne frega dei passanti,
si fa membra d’intimità, per gli altri.
È così profonda che non mi sposerà mai.

*

È la distanza,
ci attenua ad abitudini che spengono,
ci fa sentire poetici;
incollati alle stelle,
e lì desideriamo sonetti tra le gambe,
sospiri che diventano impedimenti,
così fatale resta ogni nostro incontro,
neanche questo virus ci ha divisi,
siamo infantili,
sempre, sognatrici.

 

 

( Da ” 69 poesie per 7 peccati” Controluna edizioni)

 

 

Nadia Lisanti poetessa lucana. Insegnante di sostegno e interprete Lis (lingua dei segni italiana) Vincitrice del Premio Internazionale di Poesia Leopold Sedar Senghor con la silloge “Un silenzio a due voci” kanaga Edizioni, prefazione di Alessandro Masi Seg. Generale della Società Dante Alighieri. La silloge “69 Poesie e 7 Peccati” Controluna edizioni è Best Seller Poesia 2020. Collabora al readactionemagazine.it con la rubrica “Lascia un segno” e scrive per la Nuova Tribuna Letteraria, trimestrale edito da Venilia Editrice.

 

 

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