VOLUME

54

 

Narrami o capsula del tempo isterico,

dei primati tecnologizzati

e piegati in scoliosi, al credito

di monolitici offertati

nelle quotidiane processioni verso un

nulla a prezzo fisso.

Concedimi inoltre di esternarmi dal regolamento etico,

dagli affoganti civilizzati e da tutti coloro

che aspirano il puzzo del monotematico.

 

 

72

 

Le mani artigliate alla frontiera nevrotica,

strappandomi pezzi di ego da abbandonare

in miliare accumulo, spolpato dalla macina cronostica

affisso lo stendardo della lega postuma, abdicare

senza variabili di sostentamento in

nidificazioni di paranoie.

Il cranio deragliato dalla scogliera ottica,

ancora una volta, il mio pensiero sconfitto

cade a schiantarsi in un oasi di sale.

 

 

L O U D

 

Tocco taccio allaccio straccio aspetto

stringo, chiudo chiamo ricamo sgamo ometto

spingo, curo cario al contrario il divario immetto

stingo, pungo piango rimango fango al cospetto

slinguo, sfocio faccio bilancio sgancio il prospetto

e intingo lobotomizzati a ritmo minimale

nei mori mari di ossari e guari mentre infetto

e fingo, che tutto vada bene

che tutto vada bene

che tutto vada bene,

mentre ripeto un mantra e in assonanza danza l’assetto

solingo, di questo rotto ratto adatto dal tratto oggetto

e respingo, quote e quarte estratte in versetto

punto.

 

 

O V E R D R I V E  

                                 

finiti i ludi gli urli infiltrati

ramificati e nudi i tarli confluiti

proibiti i voli e morsi stratificati

alterati i colti e soli fuggiti

sconfitti e rari gli orli braccati

accatastati o muti a solchi ingialliti

denutriti i nodi o arti spolpati

abbandonati e cupi e torvi anneriti

falliti i salvi i doli biascicati

attratti a nervi gli ultimi scanditi

 

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