Lavati la faccia

 

Anjinho

Io sono l’angelo straccione che parla con gli ubriachi

senza nome, sui binari della metro

porgendo loro l’ultima sorsata.

Sono il ponte divelto di una città fantasma

sono il pane azzimo, la terra smossa

la pioggia acida sui campi.

E sono lo scheletro legnoso d’un fiore che sguazza

dentro l’acqua putrida, vecchia di tre giorni

supplicandosi di sbocciare

una volta ancora.

 

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4 Comments

Bellissima! Però è triste pensare che gli angeli sono la minoranza…versi che toccano il cuore. Complimenti Poetessa!

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