Ero in attesa di torsioni
di legami inesorabili,
di fragorosi letti di spine,
ogni volta che si diramava
il referto che la notte compila.
ll vento che riuscì
ad instaurarsi tra lacrime
appese al viso deriso,
non comprendeva la vita
che viveva a discapito
dei miei desideri repellenti.
Attratto dallo stare in piedi
sull’attenti, con un fiore in bocca,
a confermare, così carino e sgraziato,
le possibilità di abbassare l’ausilio
della mia saggezza rituale,
vivevo sul molo delle partenze
a salutare, come un parente,
i fantasmi che accarezzano la nebbia.
Una pattumiera colma di brividi
aiutò a smuovere le corde
del crocifisso suono cerebrale,
eppure niente scolmò
l’inserto col quale uscivo
e mi vendevo ogni giorno.