da “Canzoni di cortese villania” (Puntoacapo Editrice, 2008) – in forma di Sestina

I petali del tuo nome la notte

sfarfallano planando senza storia

alle fonti d’acque troppo lontane

per indicare le vie del futuro

ai balestrucci in cammino. Hai scritto

il sapore di un sorriso sul bianco

di una pagina ingenua e uguale al bianco

terrore che ancora imperla la notte.

In punta d’alba rileggi lo scritto

responsabile di una breve storia

d’inganni, breve quanto il mio futuro

viaggio attraverso stagioni lontane.

Giocammo a scoprire le oasi lontane

sfidando la sete e il miraggio bianco

di vacanze in un incerto futuro;

e facemmo programmi nella notte

ansiosa di vivere la sua storia,

nonostante tutto fosse già scritto.

Dimmi, se vuoi, e se davvero ciò è scritto

che le memorie son forme lontane,

anzi, i soliti scherzi della storia

combinati per confondere il bianco

con un nero più fondo della notte.

Parlami, si-t plaz, di quel futuro

che non potrà ripetersi in futuro,

e di quel ci vediamo che hai scritto

sui cristalli di fiordibrine a notte,

poveri doni di notti lontane,

povere notti pittate di bianco…

Ed era sempre la solita storia.

Te ne prego, smetti con questa storia

se tutto quanto resta del futuro

è il moto diastolico della notte.

L’universo non è mai stato scritto;

e abbiamo visto sillabe lontane

tentar di comporsi nel cielo bianco.

Sillabe appese, storia della notte,

futuro antiorario, voci lontane,

bianco trapezio, teorema mai scritto

Loading

1 Comment

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.