Una poetica del corpo quella di Maria Desiderio, corpo come risorsa primaria e incontrattabile, da potenziare e difendere a ogni costo, dalle insidie nascoste dietro ogni rivolo o cristallo di potere.
Potere-autorità, che diventa così facilmente sinonimo di stupro; stupro originario come terrore verso la possibilità di libertà, pienezza e autenticità, insite nei nostri stessi ritmi corporei e sensi primari.
Poetica che sembra esprimersi nella ricerca di un costante senso di vertigine – vertigine di intensità e sensualità, che è caos creativo – restituito in versi tendenzialmente privi di punteggiatura, eccezion fatta per i puntini di sospensione, che vanno a cucire tempi e pieghe di ritmiche “sdrucciolevoli”, proprio perché inafferrabili ed irriconducibili al “discorso del potere”.
Poesia che diventa quindi arma contundente contro ogni tentativo di assoggettamento, e che verrebbe così da definire anarchica, non fosse altro che la poesia, e la poesia di Maria, mal si adatta a facili definizioni.
Emergono giochi di verità, visioni, capacità di metaforizzare, tensioni oniriche, frutto di una sensibilità perennemente in bilico sul crinale fra esistenza e senso di disadattamento; in rotta di collisione col futuro e col presente già decisi a tavolino dai servi striscianti delle nostre città.
Edoardo Olmi
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contro-autorità
Gettati da una ferita nel teatro della crudeltà
respiriamo le pressioni del corpo
l’origine della nostra carne
saccheggiata dal tempo…..rubata…usata…riciclata….
a volte si rimane imbambolati
a fissare il banco dei surgelati
cercando risposte nelle code di gambero
grasse di ormoni…
credo che la casa del mio corpo…che rimane corpo
sia stata stuprata da uno sfratto senza preavviso…
sono entrati con la divisa e gli stivali
esercitando la loro autorità….
fanculo lo stupro e l’autorità
au-dessous
Passiamo buona parte delle nostre ore liquide
a reprimere pulsioni che sciogliamo in movimento
contro lo stato di natura
armature di auto-controllo…..
comprate con i saldi….
le persone non si sfiorano
hanno paura dell’elettricità
seduti su una panchina qualsiasi
di una città qualsiasi
ci accorgiamo
della storia caduta male nel tempo….
ci guardiamo morire un po ad ogni respiro
affascinati da un’estetica della violenza che rimane sempre sospesa a metà
non riusciamo a scavare sotto la pelle del caos ….
…….isole
Sotto un ponte seduti su pietre scivolose
ci si parla bisbigliando
inseguiti dalla precarietà e dalle svendite di sapone per i piatti…
ci si parla bisbigliando
inseguiti dalla precarietà e dalle svendite di sapone per i piatti…
per fare la guerra al capitale
e alla banalità della paura non ho bisogno
di armi e bombe artigianali….non ora….non subito
non in queste pieghe di tempo….
amare liberamente…. quello si….farebbe sentire armati….
boîtes rouges
Ci sono tre uomini alla pompa di benzina.
Seduti guardano la strada con gli occhi che non si aspettano niente oltre il traffico….
guardano la violenza
liquida
elettrica
rimbalza da un cofano ad un fanalino di coda…..
Sulle panchine dietro i parcheggi
c’è un mondo parallelo che non si vede se ci passi accanto veloce
si respira alcol e malinconia che cade dagli occhi
precipitando in tasche troppo vuote o troppo piene a seconda del tempo….
Il rumore di fondo del crollo costante dietro ogni gesto….
ci si muove come ingranaggi inceppati
in marcia dentro la perdita…nella bolla di pubblicità che ci separa da un’apocalisse senza dolore…
è la terapia che ci somminiatrano in piccole dosi quotidiane
fino a quando niente ci sorprenderà più….
ex.area
Sotto la cortina di ferro
di ciglia finte si parla del tempo
dentro il regime di solitudini presenti.
Due ex partigiani giocano all’autoscontro
con i carrelli dell’ ipermercato sotto casa
sventolando bandiera rossa.
Ti esce la nausea dagli occhi
quando il compromesso devi farlo con te allo specchio
e tutto fuori
che si libera del proprio peso.
Come un masso buttato giù da un cavalcavia
precipiti nello sciacquone di una giornata in più.
porto d’armi
Al bar giù in strada dicono che hanno ammazzato un tipo
ma che non si deve sapere…
hanno liberato i cani
e chiuso le porte di utopia….
c’era troppa gente libera…..dicevano….
anche se non se ne accorgeva nessuno
un vecchio senza denti ha scritto su un tovagliolo di carta
che domani ci sarà la fine del mondo e la rivoluzione
ma è già tanto se non licenziano il cielo.
……scont….(R)…..i……
Arrampicato in cima allo scheletro delle scale….
un vestito di dubbio troppo stretto
stiamo giocando a tirare la corda… tra complesso edipico e rivoluzione sessuale…
ma poi….. a chi importa di quello che succede dietro la porta…. nei sottoscala del nostro cervello…..????
il mio sogno è il tuo tabù….
negli ipermercati si fanno sconti sulla verginità….
vendetela contro la crisi…
hanno le vene di carta velina queste rivoluzioni lunari…
spegneranno le stelle e daranno lo sfratto al sole…
Dio non ha pagato la bolletta…..è ricercato per morosità
riot……
la nascita del punk…
in un rigurgito di marciapiede
mezzo asfaltato e mezzo no…
con il metallo tra le ginocchia
il piombo tra i denti…
sotto le mani il corpo in rovina di cui si fatica a ricordare il nome….
il tuo
il loro…
il nostro non esiste….
la morte del punk dall’altra parte del ponte…
(per un respiro di troppo in un parcheggio semivuoto)
Ho cercato di capire tra la folla
di una sera…
dove avessero messo
quello che avevo
tra stomaco
e
gola
ho cercato
tra le bottiglie di birra vuote
se ci fossero
per caso
i miei polmoni….
rubati
mentre ero distratto
da una frase detta piano…
ho chiesto il numero di telefono
del mio lobo frontale
e ho baciato una tipa
che diceva di chiamarsi
nemesi….
sono tornato ubriaco
da astemio
rincorso dai cani della mia paranoia…
inventandomi di respirare ancora…
ho cercato
e
ho trovato
tutto…..
UFFICIO DI COLLOCAMENTO
La fragilità del momento richiede
sospensioni di cavi ottici…
la carne sbrindellata di questi giorni di piombo
esige il tacere della notte…
sotto i lampioni rotti,
si passeggia
si piange
si muore…
mordendosi alla schiena
si affoga nella disoccupazione del cuore,
si mettono alla porta
le anime in cassaintegrazione,
abbiamo tutti il fegato in mobilità
e gli occhi affittati altrove…..
NO PASARAN
Chiudi le ginocchia…
ingoia gli incubi dello schermo piatto…monodimenzionale….
NO PASARAN…..
malati di ingenuità
contagiati dalla velocità con cui non comunichiamo
con il nostro ologramma personale…
il vicino di casa
gli impiegati degli uffici postali…
le puttane sotto gli ombrellini colorati….papponi…padri di famiglia…..che differenza fa?
spartitraffico di carne importata di contrabbando….
ci si droga di visioni globali e anti globali…
di religioni e feticci nostalgici…inseguendo quello che non c’è…
NO PASARAN
ci hanno raccontato che si può fare….e invece no…
contro gli eserciti finanziari…i nostri spettri in rotta di collisione….
siamo miraggi…
NO PASARAN…..
dalla nostra avremo barricate di carta in fiamme
e niente da perdere….
macelleria in vetro
Ti hanno preso e messo in vetrina
rinchiudendoti dentro un vestito rosso
lasciata li in mostra……
come una mucca cosciente
un pezzo di carne animato
ma appeso a un gancio da macello
vergogna
sangue
e
pudore
gocciolavano
giù
precipitando
su un finto tappeto persiano
ti hanno fatta a pezzi
bambini sadici in giacca e cravatta
vecchi senza dentiera
padri di famiglia con il mutuo da pagare
ragazzini con telefoni piatti e costosi…..
hanno riso
mentre tu tremando guardavi altrove
cercandoti gli occhi
nel riflesso di una pozzanghera
di piscio e saliva
hanno riso di te
del tuo vestito
delle tue paure
hanno riso dei tuoi occhi
in affitto
della carne in vendita
hanno litigato per scegliere
i pezzi migliori
hanno pagato
per un tuo sorriso
hanno pianto
per averti in esclusiva
hanno mentito
frugandosi nei pantaloni
hanno mentito
tendendo le mani verso di te….
che resti lì
appesa e lontana….
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1 Comment
Le poesie sono, ovviamente, bellissime. Ma avrei scelto altri testi nel sommario, come, ad esempio “Spiagge”, “Da cenere a terra”, Radice di un’ansia”, “Rien”, “Di sera e di nuovo la sera”, “Informazione”, “Dietro”.