Io e la mia ombra

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Fummo silenzi ostili
e tu su me,
ombra avvinghiata,
armatura sventrata
per poco avvolgesti i miei canti.

Fosti un corno che fiutava l’aria
ed ogni fiato seminava furia
dov’io mangiai di sbieco
la valvola della tua anima svuotata.

Lasciasti belle ferite però,
illuminate come quelle pulsazioni
in grado d’alimentare
l’ostracismo verso noi stessi.

Mai facesti sapere il motivo
per cui il mio carapace
apparve così lucido
forse per non avere appigli
coi quali dilaniare me stesso.

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