Patti scellerati

Gettai un’ancora nel ceruleo mare

giù in fondo, sempre più a fondo,

un abisso di colori, di tonalità affettive,

giù per l’altezza dello spirito assoluto,

l’ancora non trovò nulla a cui aggrapparsi

e cercai, con un amo assetato di sporgenze,

di strappare l’aderenza all’esistenza.

 

Dapprima pescò lische di rottami

poi, in una nebulosa ribollente,

levigate pietre di perdizione.

 

Oh! Ma quanto è bella l’estensione della comprensione,

ogni logica uccide ciò che non vuol morire!

Ma continueremo a smembrare l’oscurità

nell’eterno sole della razionalità,

Uno, due, tre, che inizi lo sviluppo!

 

E periremo, nella bramosia d’incidere

una tacca nella melmosa galassia

dove danzano gioiosi

i nostri quozienti operativi.

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