Scacchi

perturbazioni dell’occhio
rumori a perdersi in un gioco di grotte
forse esistite appena
sul piede che diceva il legno

tempo di foglie apparenti:
vedere un uomo scritto sul viso l’amore 
ed esser figlio e padre nello stesso corpo

e li 
tamburo e scacchiera
tenuti ad angolo nella memoria
nel lato invisibile della parola

-io che mi verso un caffè e mi chiedo
se c’è ancora una versione di me
che non conosco 
nelle tue lente stanze calligrafiche poesie dell’ultimo ottocento
e nelle scarpe comode per ricordare
l’aroma del mondo
quel tacersi ed intendersi ad orecchio
andando nel passo dell’alfiere
in un brano di pioggia
che rimbalza
tra i miei occhi e i tuoi
nel vano 
che illumina la sera

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