sottovoce

a tratti ti somiglia: e dove alta posa l’arte delle fionde, nelle curve degli occhi, dove dimora l’antica voglia di vedere: uno la chiama gioia delle fontane, quando il bambino ci porta dentro i segreti e l’aria tutta s’infiamma e tu sei l’alba e sei l’oriente avvitato, saltato via da un sogno. E ti somiglia l’ora svagata, la sottana, la rosa, l’erba rampicante, appena sfiori l’idioma appuntito delle stelle, il tacere dei fiumi in ogni punto del corpo quando sotto il corpo un ragno nomina i motivi della felicità e il tuo ventre riposa come le foglie di un albero dopo la pioggia e piangi, stupendamente, nuda come la parola appena pronunciata e già sparita.

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