Ora che non s’apra l’occhio splendente
sul circolo livreo dell’apertura.
Che siano banditi i giorni dal tempo
e che il tempo diventi un tempio
dove congiungersi al dissolvimento.
Distaccata forma personale
che lignea non è
ma sangue, carne, ossa
e un mento
per dire sì al giudizio
come fa la giumenta
col morso e la briglia.
Che non si debba essere
solo folgore ma terra
scura, macera, madida
con la quale celebrare
il devozionale canto ditirambico.
2 Comments
c’è una ricongiunzione alla terra in questa tua, un riappropriarsi delle radici, terra umida che col susseguirsi di aggettivi fai non solo vedere ma toccare, come quando afferri una zolla appena arata e la fai scivolare tra le dita-
Si, in effetti è un riappropriarsi dell’esperienza, come base su cui far germogliare la propria struttura cerebrale. Mi piace molto la metafora della zolla raccolta tra le mani, è una bellissima sensazione! Grazie Annamaria
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