dalla sezione “L’amor fluido” (“Canzoni di cortese villania – Puntoacapo Editrice, 2008)

Potremmo azzardare al buio la morte
e reputarla risibile sorte
a fronte di rughe e pelle sguarnita
ma pure, all’ultimo istante di vita,
farai di te scrigno, cara consorte,
e al sonno soave schiuderai le porte.
Pensa… noi nella stanza ripulita
e un sogno deragliato fra le dita.
Tu, Bauci, un tempo la daina stupenda
io, Filemone, che proietta i sassi
che chiameremo figli… idee confuse
di un vecchio rimbambito… C’è una tenda
a far da calendario ai nostri passi,
alle nostre notti quasi concluse

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