Ditemi
Ditemi dei giorni
raccontatemi del tempo che ora
torna
Torna liquefatto d’alluminio e di prigione
Del fluire incerto, spiegatemi
Spiegatemi delle case antiche
Rotte
disfatte, al rintocco d’un vagito
O di quelle porte chiuse, solide
solide, solide poi
come fossero
gomma
Parlatemi, parlatemi vi prego
Parlatemi delle uccisioni
e dei sogni raccapriccianti
Dei gomitoli d’anima profusi e poi soffocati
o di quella violenza colta
– colta alla sprovvista colta –
dalla follia colta
Ditemi poi
Ditemi di come perdiamo l’aspro dallo stomaco
Di conati e conati in Cristo crocifisso
tra nubi di atroce – parlatemi o
urlatemi
urlatemi
Urlatemi del placido nero
Del fango lucido sulla fronte
E delle ali mozze,
mozze al canto del tredicesimo inverno
O di quella sagoma incerta
incerta e che più non tocca
Non tocca più – Mio Dio, Mio
Dio [salvatemi]
Dal baratro della purezza
Da quanto le mie mani sole
[e sole]
possano contenerne
Se di chiodi
di chiodi benedetti
le fiamme delle carni
O di come ruggine, ruggine sia
Ruggine, ruggine poco a poco
sia
sola salvezza