Mandarino

Pelle squamata e ruvida,
ti apro partendo dalla testa,
girando attorno
con il dito
su tutto il tuo corpo
fino ai piedi, senza mai rompere
il percorso.
Odore del tuo succo
sul pollice che ti ha diviso
dal tuo globo,
ti apro, deciso, in due metà,
spruzzi una nuvola
come le balene per respirare,
ti annuso e ti tolgo i nervi
in eccesso, le inutili protezioni.
Infilo la lingua tra due spicchi,
sei una torta tagliata da mamma
con i metodi di nonna,
ti sollevo in una parte
e perdi in una goccia
un millesimo del tuo sudore dolce.
Sei il sapore dell’arancione,
un piccolo sonoro brivido
al terzo spicchio,
un seme incastrato nella pancia
della tua quinta enorme parte,
goffa e storta è la sesta,
alla nona sei finito.
Raccolgo i tuoi resti, li annuso
e li avvolgo in un fazzoletto,
prendo in mano un tuo fratello,
lo accarezzo
e ricomincio a scavare con l’unghia
del pollice destro.

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