Sia per te il foglio

Siano date una retta, una semiretta
una linea curva, un punto.
Sia per te il foglio fresco di risma
un letto
da gualcire a tuo piacere.
Sarai capace, ne sono certo
di tendere con questo materiale
senza fatica corde diritte
tra le cuspidi dei colli e corde curve
di traliccio in traliccio
traverse alla valle
che l’inverno ha sverniciato.
Saprai contornare in nero
il chiaro sorpreso delle gambe
nel fluttuare delle gonne,
epifanie intermittenti
alla sferza della tramontana
che scende qui dall’Appennino.
E suonerai Rachmaninov
magari,
facendone punti,
uno spruzzo di china
sull’inferriata stesa
di un pentagramma nero.
Quanto a me,
dimmi.
Che farò io
che non desidero linee
(né rette né curve) né punti?
Io che entrerei nella carta
dal lato sottile e mi richiuderei
di dietro il bordo,
che mi stenderei nel suo spessore
come tra due lenzuola
per essere parte di una storia
che è ancora dentro la matita?
Che farò
io
che in luogo di decidere
il tragitto a una linea sopra il foglio
o il sito eterno in cui
riposerà per sempre un punto
mille volte sceglierei
di essere l’aria intorno
mille volte sceglierei
di farmi foglio.

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