La natura, il vaso, Pandora,
l’illucentezza, una tana,
la rana da dietro che spiana la rada
onorificenze a tutti, ai prosciutti, ai saltimbanchi: saltimbocca per la serenità.
A un tratto ritratto
cambio scena e misfatto:
una maglia che cade,
la lucentezza dell’iride
lo scartavetrare le pareti
per trovare il retroscena del cuore
e un po’ d’armonia di contorno,
contenere un firmamento nel pugno,
aprirlo
per lasciarlo sgomento.
Dare, poi, una mano al disdicevole
aiutare il presente a parlarci come il prossimo che non parla
se non con l’annunciazione di se stesso.
Avere l’idea di un regno
e immergersi con le formiche
nel loro spelling aculturale
avere un pianeta in orbita,
averne cura? come l’anima.
Essere sé e il contro sé
per fare qualcosa di rotondo
perfetto, da lasciare tra le mani.