“La poesia è un tic, nient’altro che un tic. Ma non è gesto, espressione vocale o movimento corporeo rapido/ripetitivo e involontario. E’ pulsione mentale incontrollabile volta a rappresentare con le parole, nel più breve tempo possibile, una situazione o un ricordo personale o collettivo. Il tic è proditorio, ingestibile con la ragione; vuole trovare riscontro liberatorio soltanto con la scrittura, e subito, prima che l’ispirazione ( inflorescenza naturale), se la porti via.”
SUMMER TONF ovvero TUTTI AL MARE
Se fate mente locale
converrete che legato a doppio filo
con la fisiologia lunatica dei versi
c’è sempre lo stupore analfabeta degli invano.
E’ lì; e noi ce lo guardiamo
implosi e circospetti, come un reperto lavico
fiottato dal cervello, sfrontato sortilegio
confitto in un riverbero d’assenzio
cui piace sempre di esser corteggiato
Poi, quando si rinnova la scommessa
col verso sciagurato
e si è metabolizzata la sciagurata ameba,
arriva puntuale il carico da otto
a ribadire l’osceno contropelo:
non è più questione d’amore o disamore,
e l’impossibile fiaba d’assolutezza amorosa
deflagra silenziosa nella biro
come quando cade un Governo in Italia a Ferragosto:
tra disimpegno e fervore vacanziero
un tonfo troppo sordo per sentirsi
ed essere sentito
La Musa, abbandonata sul maggese
è rimandata a Settembre in italiano
STRANI COGNOMI
A “cicci de sellero”di Mauro Marè*
Come si può non voler bene
-così, istintivamente
a un Pasquale Sellerone
con quell’accrescitivo fresco verde fruttato nel cognome
e la florida pienezza di quel nome
che ti riempie la bocca
Come si può non collegare
un’immagine ad un nome;
senza timore di sprecare nulla
e andare oltre la mera suggestione
d’una fisicità che è la prima
a chiamarsi per nome (e per cognome)
Accade quindi così, spontaneamente
il fascino misterico del transfert mesenterico:
dal diaframma al cervello, per qualche golosa ragione
che si arrende
alla delibazione del cuore e della mente
oh, sellerone!
*Cespi di sedano
BOSCHI, FONTANE
A Vito Riviello
Quanto ad occhiaie non se la passa male,
c’è dentro un po’ di tutto:
boschi, fontane, reperti acherontei,
alvei, cateti, ellissi di sonno che fermenta luminoso
in chi le guarda e dice “ma dormi qualche volta?”
Le occhiaie di Riviello
fitte di concrezioni, di inchiostri, di refusa,
sono un “due con” ma senza timoniere,
spuma di vento, nuvole, maree,
vanno per lucciole ma sempre fuori orario,
sono materia ondivaga
che adombra contumacia e straniamento
In questi geroglifici la vita
gioca a tressette con eguale fortuna,
parte ritorna insiste,
oppone sempre la buona carta di Saba
per portare alle calende greche la scommessa
quando per depistarla basterebbe una Musa violetera
o un chirurgo dalla mano analfabeta
Leopoldo Attolico vive a Roma, ove è nato il 5 Marzo 1946.
Dalla seconda metà degli anni ’80 si occupa di poesia performativa “antistress”, declinata in accezione giocosa, ironica/autoironica e paradossale. Ha collaborato, con testi creativi e scritti teorici, alle principali riviste letterarie. Numerose le sue letture nelle università e nei licei, e le presenze in festival e reading nazionali ed internazionali. E’autore di sette titoli di poesia e di quattro plaquettes in edizioni d’arte. Tutta la sua produzione è raccolta in “ Si fa per dire, Tutte le poesie, 1964-2016”, Marco Saya Edizioni, 2018, Premio Speciale Camaiore Belluomini; Menzione Speciale, Una vita per la Poesia, Lorenzo Montano; Finalista Città di Como.