Scrittura, poesia come fede-fiducia-affidamento; quando scrivo mi sento come un operaio che assembla parole per comporre un testo: “Figlio mio – raccomandò Rabbi Jischmael a Rabbi Jehuda copista della Torah – sii cauto nel tuo lavoro, perché è un lavoro divino; se dimentichi una sola lettera o scrivi una lettera di troppo, distruggi il mondo intero” (Talmud babilonese) , mi ripeto questa raccomandazione, scrivo, riscrivo, leggo a voce alta, aggiungo e tolgo fin quando leggendo il suono della voce è diventato musica.
Mi auguro sempre di costruire un ponte tra la mia poesia e chi legge offrendo la parola come piacere e memoria:” Chi non parla è dimenticato” (Pier Paolo Pasolini), come lettura del presente, a volte come profezia per il futuro. Attualmente siamo assediati da rumori, musica manifesti, slogan, dalla tecnologia che ci toglie tempo e spazio. Sento spesso il desiderio di fermami di isolarmi perché non voglio perdere il silenzio e la facilità di ascoltare quella voce essenziale che predispone all’ascolto della sacralità del tempo, a scrivere poesia. L’atmosfera che si crea durante la scrittura della poesia ha le sue radici in una dedizione sincera alla regola aurea “amerai il prossimo tuo come te stesso”. Da qui il mio impegno morale in una scrittura che so rivolta al lettore il quale scoprirà cose di me che non oso dire a dire a voce alta.
Mi impegno e conosco la conseguenza delle parole. Mi piace scrivere, racconti, saggi, ma soprattutto poesia. Non so se ciò scrivo è Poesia, sarà chi legge a dirlo e a permettermi di migliorare.
Carla De Angelis
ABBRACCI
Guardo il mondo dalla finestra,
chiudo gli occhi davanti al teleschermo,
stringo il tempo tra il pollice e l’indice
poi lo poso sul petto come onorificenza.
Si mescolano pensieri e si sognano abbracci
PRIMA IL DOVERE….
Prima di tutto il dovere
Io voglio prima il piacere di leggere, di scrivere,
poi lavare la verdura, pulire i carciofi
igienizzare la frutta,
chiedere ad Alice le mollette per stendere i panni
bere un tè nel giardino incantato
– Devi fare la spesa, non dimenticare il sole
lo zucchero e la panna ,
– volevi dire sale?
– no no il sole, questa pioggia è troppo bagnata
il vento troppo forte non la asciuga
– oggi non posso c’è il virus, se mi prende sono guai
mi ha detto che sarebbe uscito nel primo pomeriggio
e forse restava fino a sera;
per domani ancora non ha deciso cosa fare,
a volte è un po’ bugiardo esce, non esce
va a dormire, non va a dormire prega, impreca .
Si pente,
ma non può fare a meno di infettare
CHE FAI ?
guardo quel ramo d’albero che dondola con armonia,
oddio c’è seduto soddisfatto un elefante felice
non lo vedete? strano, guardate verso il cielo
Vedrete quello che volete vedere
sentirete quello che volete sentire
In sosta al semaforo, chi gioca con i capelli
chi aggiusta il cappello, chi si mette il rossetto ,
chi strizza l’occhio per una notte bella di sogni e d’amore
Allora proprio non lo vedete ?
Prima di lui su quel ramo
c’erano gli uccellini, c’è rimasto il canto
salite anche voi sull’albero, io
gli porto un libro e uno specchio pieno di magia
torneranno gli uccelli sul suo dorso
come sulle spalle di san Francesco
SUPERBIA
Verso il sole è un viaggio di superbia
arrivati quasi alla cima ci tocca ricadere,
siamo insufficienti e sgomenti
sentiamo sfrecciare le ambulanze
mentre l’aria nei polmoni sembra sabbia
Nessuno ci cammina accanto
nè mano nella mano, la ricchezza dell’abbraccio
è rimandata
Resta il sogno di arrivare indenni fino a sera,
nel sogno vivere il futuro
Resta pure un grande dolore,
se sapessi dell’arte divina
infonderei nuova vita a chi ci ha lasciato
IL DOLORE
Non c’è cibo raffinato o bevanda
né dolce squisito o sorriso di farfalla ,
un filo interiore sostiene questo dolore
che non accoglie altro,
vuole esserci
Non teme tempi e stagioni, torna e ritorna
come un miracolo, un intruso, una goccia
che buca il pensiero,
vuole esserci
essere solo
Non c’è alba, non teme il dio Pan a mezzogiorno
Non c’è tramonto, la notte si fa luce
in un bicchiere di acqua, un sogno di-vino
Gira nel caffè a colazione
Nel tragitto verso il mare inciampa
si punge, una goccia rossa sul prato di sabbia
l’onda le ruba il fiato e il dolore posato sulle labbra.
Carla De Angelis è nata e vive a Roma. Suoi testi sono presenti in opere edite da Perrone, Estroverso, Limina Mentis, Delta 3, Pagine, Aletti FARA. Nel 1995 il Presidente della Repubblica le ha conferito onorificènza di Cavaliere. Con FARA poesia: Salutami ilmare, A dieci minuti da Urano, I giorni e le strade, Mi fido del mare, Fra le dita una favilla sembra sole. Con Progetto Cultura Mi vestirei di mare. Ha curato e cocurato le antologie Corviale cerca poeti per la Biblioteca “Renato Nicolini” di Roma e con Stefano Martello i saggi “Diversità apparenti”, Il resto parziale della storia, Il valore dello scarto.
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Ringrazio dell’ospitalità. Grazie Stefania Di Lino