Carla De Angelis| Inediti 2021

 

Scrittura, poesia  come fede-fiducia-affidamento; quando scrivo mi sento come un operaio   che assembla parole per comporre un testo: “Figlio mio – raccomandò Rabbi Jischmael  a Rabbi Jehuda copista della Torah – sii cauto nel tuo lavoro, perché è un lavoro divino; se dimentichi una sola lettera o scrivi una lettera di troppo, distruggi il mondo intero” (Talmud babilonese) , mi ripeto questa raccomandazione, scrivo, riscrivo, leggo a voce alta, aggiungo e tolgo  fin quando leggendo il suono della voce è diventato musica.

Mi auguro sempre  di costruire un ponte tra la mia poesia  e chi legge offrendo la parola come piacere e memoria:” Chi non parla è dimenticato” (Pier Paolo Pasolini), come lettura del presente, a volte come profezia  per il futuro. Attualmente siamo assediati da rumori,  musica manifesti, slogan, dalla tecnologia che ci toglie tempo e spazio. Sento spesso il desiderio di fermami  di isolarmi  perché non voglio perdere  il silenzio e la facilità di  ascoltare  quella voce essenziale che predispone all’ascolto della sacralità del tempo, a scrivere poesia.  L’atmosfera che si crea durante la scrittura della poesia ha le sue radici in una dedizione sincera alla regola aurea “amerai il prossimo tuo come te stesso”. Da qui il mio impegno morale in una scrittura che so rivolta al lettore il quale scoprirà cose di me che non oso dire a dire a voce alta.

Mi impegno e  conosco la  conseguenza  delle parole. Mi piace scrivere, racconti, saggi, ma soprattutto poesia. Non so se ciò scrivo  è Poesia, sarà chi legge a dirlo e a permettermi di migliorare.

Carla De Angelis

 

 

 ABBRACCI

Guardo il mondo dalla finestra,

chiudo gli occhi davanti al teleschermo,

stringo  il tempo tra il pollice e l’indice

poi lo poso sul petto come onorificenza.

Si mescolano pensieri e si sognano abbracci

 

 

 

PRIMA IL DOVERE….

Prima di tutto il dovere

Io voglio prima il piacere di leggere, di  scrivere,

poi  lavare la verdura, pulire i carciofi

igienizzare la frutta,

chiedere ad Alice le mollette per stendere i panni

bere un tè nel giardino incantato

– Devi fare la spesa, non dimenticare il sole

lo zucchero e la panna ,

– volevi dire sale?

– no no il sole, questa pioggia è troppo bagnata

il vento troppo forte non la asciuga

– oggi non posso c’è il virus, se mi prende sono guai

mi ha detto che sarebbe uscito nel primo pomeriggio

e forse restava fino a sera;

per domani ancora non ha deciso cosa fare,

a volte è un po’ bugiardo esce, non esce

va a dormire, non va a dormire prega, impreca .

Si pente,

ma non può fare a meno di infettare

 

 

 

CHE FAI ?

guardo quel ramo d’albero che dondola con armonia,

oddio c’è seduto soddisfatto  un elefante felice

non lo vedete? strano, guardate verso il cielo

Vedrete  quello che volete  vedere

sentirete  quello che volete  sentire

In sosta al  semaforo, chi gioca con i capelli

chi aggiusta il cappello, chi si mette il rossetto ,

chi strizza l’occhio  per una notte bella di sogni e d’amore

Allora  proprio non lo vedete ?

Prima di lui su quel ramo

c’erano gli uccellini, c’è rimasto il canto

salite anche voi sull’albero, io

gli porto un libro e uno specchio pieno di magia

torneranno gli uccelli sul suo dorso

come sulle spalle di san Francesco

 

 

 

  SUPERBIA

Verso il sole è un viaggio di superbia

arrivati quasi alla cima ci tocca ricadere,

siamo insufficienti e sgomenti

sentiamo sfrecciare le ambulanze

mentre l’aria nei polmoni sembra sabbia

Nessuno ci cammina accanto

nè mano nella mano, la ricchezza dell’abbraccio

è rimandata

Resta il sogno di arrivare indenni fino a sera,

nel sogno vivere il futuro

Resta pure un grande dolore,

se sapessi dell’arte divina

infonderei   nuova vita a  chi ci ha lasciato

 

 

 

IL DOLORE

Non c’è cibo raffinato o bevanda

né dolce squisito o  sorriso di farfalla ,

un filo interiore sostiene questo dolore

che non accoglie  altro,

vuole esserci

Non teme tempi e stagioni, torna e ritorna

come un miracolo,   un intruso,  una goccia

che buca il pensiero,

vuole esserci

essere solo

Non c’è alba, non teme il dio  Pan a mezzogiorno

Non c’è tramonto,  la notte si fa luce

in un bicchiere di acqua, un sogno  di-vino

Gira nel caffè a colazione

Nel tragitto verso il mare inciampa

si punge, una goccia rossa sul prato di sabbia

l’onda le ruba il  fiato e il dolore  posato  sulle labbra.

 

 

 

Carla De Angelis è nata e vive a Roma. Suoi testi sono presenti in opere edite  da Perrone, Estroverso, Limina Mentis, Delta 3, Pagine, Aletti FARA. Nel 1995 il Presidente della Repubblica le ha conferito  onorificènza di Cavaliere.  Con FARA poesia: Salutami ilmare, A dieci minuti da Urano, I giorni e le strade, Mi fido del mare, Fra le dita una favilla sembra sole. Con Progetto Cultura Mi vestirei di mare. Ha curato  e cocurato le antologie Corviale cerca poeti per la Biblioteca “Renato Nicolini” di Roma e con Stefano Martello i saggi “Diversità apparenti”, Il resto parziale della storia, Il valore dello scarto.

 

 

 

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