Avec le Temps (Lettera)

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Odo le lacrime, le odo
Ma non ho abbastanza
per reggerle indosso amore mio.
Le osservo come un tenero bambino
potrebbe osservare questa vita
schiudendo i pugni nella sua morte bianca
o le stele, che non hanno spiegazione
dentro questo cuore che sfugge
e che non dà pace,
non dà pace

Non c’è soluzione plausibile,
per gli oblii e le mie canzoni.
Non ho la chiave giusta né il ritmo
serrato ed ignobile uccido
uccido l’amore che m’uccide,
ed è ignobile

Ed io, io lo sento
da sempre lo sento
e sono conscio.
Come uno sguardo vigile,
sono conscio sopra
le fessure sporche
dei miei sodalizi con il nero,
sulle mie depravazioni

Del sempre scalzo cammino,
dei devoti e le lotte dei servi
contro la morale delle notti,
dei giorni,
della morte, c’ora aspetta
m’aspetta fedele
ed io sono stanco
molto stanco, amore mio,
anche se sorrido

Forse è giunto il tempo
il tempo dell’abbandono delle speranze
deluse, nuovamente interrotte
Come quella luce, quella luce
in fondo ad un secchio
che colpì l’ignaro
spezzandone la realtà

Negli inneschi inevitabili
la caduta degli Dei e le sentenze decise
su radici recise
– come guerre lontano ad Oriente
risuonano di possibile epilogo
stretto per le nostre doti,
ma così sincero, che si potrebbe infine
accettare, si potrebbe quasi sperare
non credi amore mio?

Quanto ancora, quanto
devo dare amore mio?
quanto questo inutile deve
per riuscire a dimenticare ogni
sconcia disgrazia? Quanto
questa fragranza marcia
deve ancora risplendere
in un mondo
che non gli appartiene,
che non è più suo?

 

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