Tralucono le diatomee da un secchio
di talasso balcano che stornato
all’albedine come tu volevi
sloggia la bòzzima dal tuo cambrì.
Urlacchiano albanelle a fil d’orecchio
per affermare che molto è apprezzato
il tuo nulla da dire se i primevi
ricordi s’immischiano a mezzodì
con l’ebrietà che sturba le criniere
tue d’alga ravvolte a quegli arcolai
simili a nidi di rondine. Sere
fa udimmo pisciando ai lucertolai
per scherzo il risbuffar di ciminiere.
Già lo abbiamo scordato come sai.
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Ha suoni di mare e una ricchezza di parole da perdersi, obliare per sprofondare in una dolcissima malinconia