Fatta sia, fatta sia
l’affilata dipendenza
La sottile indulgenza cattedrale
delle urla ammonticchiate sopra il petto
Fatto sia, fatto sia
il candore della carne rigonfia
logora
su gambe di bramato cristallo
assorto
in stagnature e colori
di qualche lieve giorno d’amore
Fatto sia
il cipiglio
che ci spreme ogni ventricolo
che ci arde
nella folla e tra cuscini
di puri sogni al bourbon
Ora,
ora che m’innalzo
in questa mezz’ora d’aria buona
nello squittire di trombe secolari
lucide e smerigliate
come olio
su cui adagiare i figli più belli
Ora
che frontiere
sviluppano attese
da vasti fragori in sabbia
E che cadono giacenze
dagli occhi frantumati
in lacrime d’oltre porto
Ora che
mi sollevo
[in un quasi sorriso]