Robinson Jeffers / Poeti Internazionali

LASCIATELI IN PACE

Se Iddio ha avuto la bontà di darvi un poeta
Ascoltatelo. Ma per l’amor di Dio lasciatelo in pace finché è vivo; niente feste o premi
Che l’uccidono. Un poeta è colui che sa ascoltare
La natura e il proprio cuore; e se il frastuono del mondo lo circonda, se è forte saprà sbarazzarsi dei nemici.
Ma degli amici no.
Fu questo a spegnere la vena di Wordsworth, smorzarla in Tennyson e avrebbe ucciso Keats; che fa di Hemingway
Un buffone e a Faulkner fa scordare il mestiere.

UCCELLI E PESCI

D’ottobre a milioni verso riva vengono i pesciolini
Lungo la costa granitica del continente
Nella loro stagione: ma che pacchia per gli uccelli marini.
Che stregoneria d’ali fantasmagoriche
Nasconde l’acqua scura. Pesanti i pellicani gridano “Ha!” come il corsiero dell’amico di Giobbe,
E si tuffano dall’alto, i cormorani lunghi
E neri scivolano sott’acqua e cacciano come lupi
Nell’opaco verde. I gabbiani stridono, attenti,
Avidi e invidiosi, protestano e beccano. Ingordigia isterica!
Questi uccelli innocui! Come se trovassero oro
Per strada. Meglio dell’oro, si può mangiare: e chi
Tra questi volatili selvaggi ha pietà dei pesci?
Non uno certo. Misericordia e giustizia
Sono sogni umani, non riguardano gli uccelli né i pesci né il Padre Eterno.
Ma prima di andartene, guarda bene.
Le ali, le bocche fameliche, i pesciolini plasmati dalle onde, lucidi veloci molluschi
Vivono di paura per morire nel tormento –
Loro destino e degli uomini – le isole rocciose, l’oceano immenso e Lobos sull’imbrunire
Sopra la baia: non è forse bello?
Questo è il loro valore intrinseco: non misericordia, intelligenza o bontà, ma la bellezza di Dio.

VACANZE ESTIVE

Quando il sole urla e la gente pullula
Si ripensa all’età della pietra, del bronzo,
All’età del ferro; ferro metallo instabile;
Acciaio tratto dal ferro, cedevole come la madre;
/ le torreggianti città
Saranno macchie di ruggine su cumoli di stucco.
Per qualche tempo nessuna radice li perforerà, poi
/ la pioggia benigna sanando
Cancellerà ogni traccia dell’età del ferro
E di queste masse: qualche tibia, qualche poesia
Conficcata nel pensiero del mondo, cocci di vetro
Tra cumoli di rifiuti, e lontano sui monti una diga di / cemento…

Traduzione di Mary de Rachewiltz

da La bipenne e altre poesie, Guanda, 1969

Robinson Jeffers (1887-1962), nato in Pennsylvania, nella culla del reverendo William, un vero prodigio. A dodici anni parlava inglese, tedesco, francese; traduceva dal greco e dal latino, versato nei miti classici e nella sapienza biblica. Aveva studiato in Europa. Robinson Jeffers è tra i grandi poeti americani del secolo, il 4 aprile 1932 la rivista “Time” gli dedica la copertina, ma se non lo avete mai sentito nominare non c’è problema – il problema è di chi ha fatto di tutto per tacitarne il canto.

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