Scendo alla prossima

donna-treno

Che io sia scempio di felci, di mozziconi

o di orizzonti sfusi, cosa importa?

 

Non reggo più quei treni lenti, quelle rotaie intontite.

 

E’ tutto così insopportabilmente fermo agli occhi

mentre si lasciano scorrere gli alberi.

 

E però

persevero in latenza

 

nel moto perpetuo e circolare del criceto

che se ne fotte e se ne strafotte di questo cielo

 

a cui basta il tocco di una piuma

per cascare a pezzi

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