Solitudine

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Non vede e non urla

La signora che scuoti

Tutte le sere sul divano

Con i piedi che escono dalla coperta

Sempre corta e di una stagione sbagliata

Entra di taglio da stipiti vecchi

Se ne frega del legno

Che mangia e vomita

E ti seduce con versi nella nuca

Congelando embrioni

Di buone intenzioni

Che diventano grida e inchiostro notturno

E bestemmie soffocate da cuscini di rabbia

E un fiore d’Aprile su quel tavolo nuovo

 

 

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