Sahara Mentis

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Lo accetto, da tempo ormai
costringo le braccia
alle flessure dei tempi morti,
agli scogli che percuotono
e che non lasciano spazio
né sonno liberatore.
Soffocando le membra
nella schiuma dell’illusione.

Le foglie… cadute, cadute
cadute.
Coloro che; fratelli e sangue,
ripiombano nei giorni
come sabbia aspersa,
scrollando la gaia tiritera
sul corpo cavo del Sahara Mentis

E non ho sentimenti adatti.
Non ho abbastanza oasi
per rendere giustizia
al risplendere dei volti
negli Olimpi e tra gli Allori

Il vuoto: è troppo spazio
troppo da colmare
per dare un senso,
uno soltanto all’atrocità
degli eventi infeltriti

Così, nel male d’acque impure,
stese ad un sole opaco ed ignaro,
sviluppo le retoriche sull’andare della luce.
Per sbiadire la memoria con una canzone
di tanto tempo fa…

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