Sui passati prossimi e remoti
ti allarghi a dar ombra
alla mia angustia. Schiacci
viole e ciclamini. Se ci fossero.
Irriconoscibili anche per te che
da non comoda ma eletta altura
mi scruti, fai uso di binocolo,
le parti che giocano e si
scambiano le parti, il disagio
del gruppo che si sbanda, il
collettivo del disagio che al
martedi si riunisce per studiare
le forme storiche della famiglia.
Stabiliamo di fuggire la polvere nera del centro.
Squilla il corno di osso e di bronzo.
E’ un omaggio alla vecchia poesia.
Sto per prometterti, amore
un’assoluta assenza di requie domenicale.
*
Ad essere l’amico più caro di me stessa
costa la seconda nascita, il risorgimento di narcisa.
Un’amica rara anch’ella d’oro impuro nel secolo buio
privò la donna di specchi laghi per ella
spicchi di inutili narcisate, storia al chiuso
non abbiamo, eccoci, non siamo: lo scacco della triplice.
Fu la protesta, la guerra, lo scontro del cuore col cervello.
Ella, mia fata, madrepora, madre del vino, aceto
sono la luce degli occhi tuoi, ripeteva.
Ma se di poco si sposta ancora la storia
io, ladra d’occhi, dove prenderò la luce?
*
Cavalcando un bastone caduto da un faggio,
ti rinchiudi nella tua nuvola imbizzarrita
e quando ti senti inseguito
ti volti a lanciarmi il bastone.
*
Mastichi margherite sotto un cielo basso di Baviera
le mani a corolla dietro la testa, le palpebre abbagliate.
Riposarsi su un ascetico sgabello
seguire il filo delle contraddizioni
che in autunno sbiadiscono in seno
alle costellazioni dell’acqua o
rimirarsi ruminando l’assenza?
Irrisolta contrarietà dei contrari
segui la striscia d’argento della bava
e arriverai al cuore del problema.
Batte ancora a fare silenzio…
*
Muovono la testa a dir no credendosi passeri
stipano stringono stendono sui balconi
la frequenza è corta quanto è lunga la memoria.
Dietro l’ombra delle tende si cambiano
orecchini e confidenze.
(da Tutte le poesie 1971-2017, Mondadori, 2018)
Biancamaria Frabotta nasce a Roma nel 1946. Studia alla Sapienza, dove si laurea in Lettere. Impegnata politicamente, milita nel Movimento delle Donne e nel Partito di Unità Proletaria.
Negli anni Settanta si occupa di poesia femminile, con particolare attenzione ad autrici come Amelia Rosselli e Vivian Lamarque. Nel 1989 pubblica il romanzo Velocità di fuga, vincitore del Premio popolare di poesia “Città di Tropea – Brutium Poesia Incontro 1989” (sezione narrativa).
Docente di letteratura moderna e contemporanea, è autrice di saggi letterari (celebri quelli su Cattaneo, Caproni, Fortini, Scialoja), recensioni, raccolte di poesie e lavori teatrali; è inoltre traduttrice e conduttrice televisiva. Nel corso della sua carriera riceve premi e riconoscimenti. Muore a Roma nel 2022.
Tra le sue opere in versi ricordiamo Affeminata (1976), Il rumore bianco (1982), La viandanza (1995). Nella sua poetica, la dimensione esistenziale si esprime attraverso un sapiente intreccio di parlato, allegoria, echi pascoliani e petrarcheschi.
Donatella Pezzino
Immagine: “Pomeriggio a Fiesole” di Baccio Maria Bacci (1926).