[di una luce feroce si nutre il giorno]

di una luce feroce si nutre il giorno /abbaglia e nasconde /non rischiara la notte che intorno /a sé raduna le ombre /l’idioma spezzato è soglia di un altro linguaggio /è la voce dotta dell’Es /loquela varco /i sogni tasselli antichi /tessere di un mosaico /un miracolo che si ripete la notte /quando vivo si vede tornare chi è morto,
 
io sogno i morti /e nel sogno /irriverente quasi li scuoto /come a volerli svegliare /ne pretendo il ritorno / li incalzo interrogando /mi ostino parlando /chiedo: chi decise il passaggio? /come e quando avvenne la trasformazione? /come e quando decisero di andare via /di lasciarmi in balia di questa opera incompiuta /ma i morti tacciono persino nei sogni /e ne facciamo oracolo dei nostri silenzi /ecolalia delle nostre parole /ma in verità i morti tacciono /perché quanto i vivi /neanche loro sanno,
 
[correva l’ombra lungo il crinale di un pensiero /parallela al muro /aderente si allineava /per coprirsi le spalle /non attaccava /ma davanti si apriva la mischia /lo sterpaio in fiamme /l’arena feroce della città /campo di battaglia /- sei pronta? – diceva la voce – ecco come si muore: così /esautorati / consumati dal mondo],
Stefania Di Lino
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