Jaime Saenz / Poeti Internazionali

***

Quando penso al mistero della notte,
immagino il mistero del tuo corpo,
che è solo un modo di essere della notte;
io so soltanto che il corpo che ti abita non è altro
che l’oscurità del tuo corpo; e questa oscurità
si espande nel segno della notte.
Nelle concavità infinite del tuo corpo,
esistono regni infiniti d’oscurità;
e ciò è simile al meditare.
Questo corpo chiuso, proibito
e segreto; questo corpo temibile, alieno,
e mai saputo, né indovinato.
Ed è come una lucentezza o un’ombra:
si lascia udire solo da lontano o nel segreto,
e con troppa solitudine, che non t’appartiene.
Si lascia udire solo con un fremito, con una febbre,
con un dolore che non t’appartiene.
Se qualcosa mi sorprende, è l’immagine
che m’immagina, da lontano; si sente un respiro
al mio interno. Il corpo respira al mio interno.
Mi preoccupa l’oscurità – mi preoccupa la notte
del corpo. Il corpo della notte e la morte del corpo
sono cose che mi preoccupano.

***

E io mi domando:
Cos’è il tuo corpo? Io non so
se tu ti sia mai domandato
cos’è il tuo corpo.
È un attimo difficile e teso.
Una volta mi sono avvicinato al mio corpo;
e ho capito che non l’avevo mai notato, nonostante
lo tenessi da sempre al mio fianco, allora
gli ho domandato chi fosse;
e una voce, nel silenzio, mi ha detto:
Io sono il corpo che ti abita, e sono qui, nell’oscurità,
e ti dolgo e ti vivo, e ti muoio.
Ma io non sono il tuo corpo. Io sono la notte.

***

Ritorni per sempre nell’odore delle montagne
quando il sole si ritira, e mi pare
d’ascoltare il tuo respiro nella frescura
d’ombra, come un addio in pena.

Della tua partenza, che è come il fuoco, si consoleranno
queste chiare immagini, fuse qui e lontano
con il vento della sera;
io ti accompagno con il rumore delle foglie,
guardo per te le cose che amavi
– l’alba non cancellerà il tuo passo, sei visibile.

JAIME SAÉNZ (La Paz, 1921- La Paz, 1986)

Traduzione di Antonio Bux

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