Lalla Romano / Caffè letterario

Sul declino d’inverno
hanno le rame spoglie ancor le piante
e già, dolci, negli orti
s’odono degli uccelli i flauti acerbi
*

A ricordarci chi siamo
stanno barriere pareti silenzio:
per attutire l’amore

Come i complici fingono
tra loro di non conoscersi
noi ci passiamo accanto
con spasimo e senza gioia

Ci trasciniamo come corpi
mutilati, storpi: adeguati
ad un mondo diviso
*

Non pensare se cerco parole
che voglia nutrirmi di vento
un dono di giuste parole
incorruttibile come la musica
dolce come la casa
triste come l’infanzia
paziente come il tempo.
*

Andiamo d’inverno in mezzo al bosco
il bosco intorno è bianco e silenzioso
un abbraccio caldo e cieco ci chiude

Ci sciogliamo lenti dal sogno
con gli occhi aperti smarriti
vediamo intorno senza fine il bosco
gli alberi dolorosi il cielo freddo
la neve perdutamente uguale

Incombe un consapevole silenzio
*

Non chiedere
profumo di fiore
quando io posso darti
frutti d’autunno

Non ricusare di nutrirti
poiché l’inverno è alle porte
e già i santi vecchi
hanno levato la fronte
a contemplare l’eterno

Noi figli dell’attimo
beviamo l’ultimo vino
*

Musiche nascono e muoiono
sono ancora parole
soli ardono si spengono
sono ancora tempo

Solamente il silenzio
oltre il gelo dei mondi
oltre il solitario passo dei vecchi
oltre il sonno dimenticato dei morti

solo il silenzio vive
*

Giovane è il tempo

Come un fanciullo
cade ogni sera addormentato e stanco
e noi vediamo illanguidire il cielo
lontano, dietro cupi archi di foglie

Si ridesta felice
mentre intatto
sugli assorti giardini e sulle ville
emerge dalle nere ombre il mattino
*

Io sono in te
come il caro odore del corpo
come l’umore dell’occhio
e la dolce saliva

Io sono dentro di te
nel misterioso modo
che la vita è disciolta nel sangue
e mescolata al respiro

*

(da Giovane è il tempo, Torino, Einaudi, 1974; Poesie, Torino, Einaudi, 2001)

Lalla (Graziella) Romano nasce a Demonte (CN) nel 1906. Il suo primo amore è la pittura, a cui si dedica con passione fin da giovanissima. Alla letteratura approda dopo la maturità classica, quando inizia a comporre le sue prime poesie. Suoi compagni negli anni dell’università sono Arnaldo Momigliano, Mario Soldati, Cesare Pavese e Carlo Dionisotti. Dopo la laurea, conseguita a pieni voti nel 1928 con una tesi sul Dolce Stil Novo, comincia ad insegnare storia dell’arte a Torino. Durante la seconda guerra mondiale prende parte attiva alla Resistenza impegnandosi soprattutto in difesa delle donne. Nel dopoguerra riprende a insegnare e comincia a pubblicare scritti di narrativa: d’ora in poi, il romanzo resterà il canale preferito per esprimere il suo mondo, con le sue malinconie e i suoi tormenti esistenziali. La maggior parte dei suoi scritti reca una forte impronta autobiografica che unisce alla vena introspettiva la rievocazione del vissuto personale: i ricordi d’infanzia, i rapporti familiari complicati, le difficoltà della condizione femminile del suo tempo, le ipocrisie, i segreti e i vizi tipicamente borghesi, dei quali Lalla offre una descrizione impietosa. Donna dal carattere introverso, schivo e severo, si chiude progressivamente in un’esistenza appartata, lontano dai circoli intellettuali e letterari. Muore a Milano nel 2001. Oltre che poetessa e romanziera, la Romano è stata giornalista, aforista, traduttrice e critica d’arte; per un breve periodo è stata anche impegnata politicamente. Tra i suoi scritti più celebri si segnalano le raccolte di poesie Fiore (1941), L’autunno (1955) e Giovane è il tempo (1974), e le opere di narrativa Le metamorfosi (1951), Maria (1954), Tetto murato (1957), Le parole fra noi leggere (1969), L’ospite (1973).

Donatella Pezzino

(Immagine: Francesco Tabusso, Fanciulla in campagna, 1975 – foto Leoncini)

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