Seta nera e Taffetà

Come un ramo deluso
scevro dalle foglie
a gridar d’odio sulla neve
rimane scalzo il mio dolore

Lontani, sono i tripudi
nefasti gli orpelli dei giochi.
Il trastullo avvenente
dei tuoi palmi venerati
ormai amaro veleno distillato

Cosa resta del mio lontano lutto?
Delle tue sciolte curve e seni?
Solo rigore di carne e fegato molle.

Senza speranza il tuo chiarore
muore luminoso
nei miei lombi addormentati

Josephine delle tue grazie rinnego
il pizzo delle tue gioie,
il gioiello dei tuoi sorrisi
penduli orecchi, smeraldi
e verdi infiniti occhi d’accese Parure

Ogni Sogno s’è cimentato
nel languire lontano e sdoganato
di braccia indifferenti

E della tua bellezza; cappellini
poca lingerie appesa
ad una crocetta di tristezza

Null’altro che seta nera
ed un piccolo avanzo polveroso
di Taffetà stantio

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