A te piaceva Satie;
un pianoforte che suonava
l’irrefrenabile lamento.
Di mio invece, avevo le scarpe
e il canto del primo mattino, dove:
un giardino fiorito origliava l’inverno.
Tuttora l’attende
e il piano di Satie
fischia come vento
nelle tasche sfondate.
Dove un buco
è più di quanto esigo
per il verso da adattare
nella prosa senza tregua
della vita.
1 Comment
veramente bellissima e struggente. ha un che di doloroso in chiusa che mi conquista