non vedo nessuno
e nessuno vede me.
Ho scelto una strada fitta
per non tradire la lucentezza
che cela in lontananza
desiderio e stanchezza
specie ora che la densità
smembra il trave nell’occhio
e liberati
i fantasmi e le ombre danzano
mentre viscere s’avviluppano
nel tremore intenso che arriva
fino alle ciglia
*
Un cono d’ombra
fa riposare il sole.
Liscio il tessuto del tuo volto
bocca della paura / irrisolta
tra mandorle di china triste
e palude bonificata.
Tu sei la cara quiete dell’impassibile
sul mattino che sboccia
nello specchio vuoto
che s’insinua con dolci spire
e voce di bambù
soffiata su e giù per paesaggi di lana.
Sei la voce della belva feroce
e dell’agnello sulle ginocchia
la suddivisione del pane per nidiate di figlie
e la parola dell’inverno
mascherata d’Arlecchino.
Il sacco dei coriandoli è bianconero
mentre la sera t’irrompe viola
sul chiostro dove per semi d’oblio
s’azzuffano vedove.
Nelle tue mani mandate dal cielo.
Rachmaninov esplode dietro l’organo
il tuo desiderio d’espressione
e presto attacchi un fianco a morsi lievi
per farti beffa della solitudine.
Ti sfioro le ruote
e tutto l’impossibile che emani
rassegnato fuoco spento
dal fumo azzurro
*
Baciami piano
molto lentamente
si possano intravedere
linee e metamorfosi
non per una risoluzione d’enigma
non per un punto
ma per il mare che nel punto
dà dimora alla perla.
Baciami piano, infila collane
e ai miei polsi altre vene
non per il sangue
non per gli anni e le paure
ma per milioni di scale
da scendere assieme
(omaggio a Eugenio Montale)
ill: Richey Beckett