SUPERANDO LA GRANDE ONDA

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il vuoto poi il tuffo
perfetta verticale

ago che buca raffia
dieci metri a naso tappato

e sopra la testa e la pelle azzurrata
l’andirivieni il groviglio di bolle e strati d’acqua

coscienza d’impotenza

fiato troppo corto per aspirare di nuovo
alla superficie.

La morte e il risveglio.

Domani proveremo a dare un letto
più grande al fiume a non avere paura

di cedere un lembo di tempo o di spazio

a mani che sanno carezzare perché chiamano carezze
a labbra che sanno lenire perché anelano balsamo
a braccia che sanno sostenere perché chiedono sostegno

ai bisbigli del silenzio che ci sorride

perché domani sorrideremo ancora
se non avremo più paura di piangere

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