Parla ancora: scaverò gallerie a serpentina
nella nebbia del tuo fiato, colloidale come sempre
a metà fra il sapore dello stato larvale
e i virtuosismi delle mele guaste. Ti sorprendo
sveglia, a disegnare una linea dritta di kohl
sugli essudati dello sguardo, alle tre del mattino
e solo per caso. Mi riconosci? Sono uno dei tanti volti
fra te e il tanfo stagnante dei vicoli; i nostri nomi penzolano
da una targhetta agganciata sull’orecchio
e non fanno rumore